DESIGNAZIONE DEL COMITATO CITTADINO

venerdì 26 marzo 2010

Formigoni ha risposto a tre domande poste da Tiziana Milani....

La presidente del Comitato Genitori ha posto 3 domande al presidente uscente della regione Lombardia  Roberto Formigoni.
le domande e la risposta

leggi il resto...


1) L'art. 33 della Costituzione recita: "Enti e privati hanno il
 diritto a istituire scuole e istituti di educazione senza oneri per lo
 stato", è giusto che la Regione Lombardia abbia girato alla scuola
privata lombarda ben 45 milioni di € nell'a.a. 2008/09?

 2) E' giusto che la Regione Lombardia destini l'80% dei fondi per il
 diritto allo studio ai soli studenti della scuola privata che sono
 solo il 9% della popolazione scolastica??
 3) E' giusto che i Dirigenti Scolastici siano costretti a tassare le
 famiglie per continuare a sopravvivere e non chiudere i "portoni" per
 collasso. Il contributo volontario ai genitori viene chiesto per
 tutto: per pagare le supplenze ma
 anche per non lasciare le aule e i ragazzi privi di gessetti, carta
 igenica, detersivi e fotocopie. E'
 questa l'unica entrata certa su cui le scuole possono contare per il
 futuro. L'anno prossimo mia figlia si iscriverà alla classe 1^ del
 Liceo Statale Leonardo, dovrò versare un "contributo di laboratorio"
 pari a € 150, ma la scuola pubblica non dovrebbe essere gratuita?
Tiziana Milani


>La risposta di Roberto Formigoni


Gentile signora Milani,




la sua mail appare una fotocopia di altre. Mi auguro comunque che sia
l'occasione per una riflessione seria perciò vorrei risponderle con un
ragionamento e anche qualche dato.

In Italia sembra impossibile a volte ragionare in modo non ideologico:
la scuola viene considerata pubblica solo se è statale e si perpetua
un'impostazione centralistica e dirigistica di istruzione e
organizzazione scolastica, salvo poi lamentarsi che lo Stato non fa
abbastanza.
In altri Paesi europei, dei più diversi orientamenti culturali e
politici, dalla Francia all'Inghilterra, alla Finlandia all'Olanda non
è così. E credo che non sia un caso se i sistemi scolastici in cui c'è
libertà di scelta e autonomia scolastica con la definizione di
standard nazionali di qualità e di valutazione sono quelli in cui si
ottengono i risultati migliori in termini di apprendimento, di
crescita e di vantaggio competitivo per gli studenti. Basta leggere i
rapporti dell'OCSE per rendersene conto.
Mentre noi siamo ancora qui a disquisire su come interpretare l'art.
33 della Costituzione, i nostri ragazzi e giovani, specie se non sono
di famiglia abbiente, non possono usufruire di tutte le opportunità
che un sistema libero e paritario di istruzione potrebbe offrire loro.

E intanto il nostro ascensore sociale è fermo.
Desidero ricordare anche la sentenza della Corte Costituzionale n° 454
del 1994, nella quale è stato ribadito che l'obbligo scolastico può
essere adempiuto in modi diversi dalla frequenza delle scuole
pubbliche statali, e che sarebbe ingiustificatamente discriminatoria
l’esclusione, di chi assolva in uno dei modi diversi da tale tipo di
frequenza, da provvidenze destinate non alle scuole bensì agli alunni.
Oggi la scuola pubblica, in Italia, comprende sia la scuola statale
sia la scuola paritaria; infatti, la legge nazionale 62 del 2000,
approvata durante il Governo D'Alema, afferma che la scuola è pubblica
in base al servizio che rende alla società, indipendentemente dalla
figura giuridica del gestore. La scuola, sia statale sia paritaria, è
scuola di tutti e per tutti perché è scuola della società e della
nazione.
A fronte di una parità giuridica manca ancora però una parità
economica: lei non sa che la scuola statale costa alla collettività
oltre 7.300 euro l'anno per studente, di cui 5.700 euro in capo allo
Stato e il restante a carico delle Regione e degli enti locali.
Per le scuole paritarie, che offrono un servizio pubblico, lo Stato
paga un contributo medio di 511 euro per studente.

Quindi ogni studente iscritto alle scuole non statali genera
paradossalmente un risparmio per lo Stato di 5.200 euro.
Forse non sa che le scuole paritarie svolgono un servizio
indispensabile per la collettività: le scuole dell'infanzia non
statali in Lombardia sono 1.491 e danno un servizio a oltre 157 mila
bambini, il 59% del totale. Cosa succederebbe se si chiudessero tutte?
Le scuole statali non sarebbero certo in grado di accogliere tutti
questi bambini.

Ora alcuni dati sulla Dote scuola di regione Lombardia, per non fare confusione.
I beneficiari della dote scuola per l'anno scolastico 2009/10 sono
stati 257.848, di cui 67.206 iscritti ad una scuola paritaria e
190.642 iscritti a scuole statali.

In Lombardia gli studenti iscritti alle paritarie sono il 19% del
totale, ben sopra la media nazionale del 12%.
Tra coloro che richiedono la componente Buono Scuola il 34% ha un
reddito inferiore ai 15.458 Euro e oltre il 10% chiede anche il
sostegno al reddito poiché ha un ISEE inferiore o uguale a 15.458
Euro.
Con la Dote Scuola Regione Lombardia compie un atto di equità
sostenendo sempre le persone e non le scuole, perché non sia
svantaggiato chi sceglie una scuola non statale avendo già pagato le
tasse.

Per parte mia come Presidente di Regione Lombardia mi impegnerò perché
a tutti i cittadini sia offerta la possibilità di godere di un sistema
di istruzione in cui possano esercitare la libertà di scelta e
trovare la massima qualità ed equità, con una particolare attenzione a
chi ha maggior merito e a chi ha maggior bisogno di mezzi e di
sostegno.

Con viva cordialità.

Roberto Formigoni

5 commenti:

  1. Gent.le signor Formigoni,

    in una cosa le devo dare ragione, stiamo discutendo di un articolo della
    Costituzione, "L'art. 33 "Enti e privati hanno il diritto a istituire scuole
    e istituti di educazione senza oneri per lo stato" .
    Tale articolo è di una chiarezza lapalissiana e quindi non dovrebbe aver
    bisogno di nessuna interpretazioni, salvo le distorsioni interpretative di una
    certa politica. sinistra compresa, che volendo servire Dio e Mammone ,ha
    piegato la norma a suo uso e consumo. E ogni commento a ciò mi sembra
    perfettamente inutile.
    E a proposito di parita, gli stipendi dei 22.000 insegnanti di religione
    cattolica -assunti nella scuola pubblica solamente con il placet delle curie
    (alla faccia dei pubblici concorsi!) – costano allo Stato ogni anno circa 950
    milioni di euro. Non si capisce perché questo relitto del Concordato del ’29
    tra fascismo e Vaticano, riconfermato nell’84 da Craxi-Casaroli, non venga
    abolito, o almeno perché non sia il Vaticano a pagare direttamente chi fa
    catechismo nelle scuole pubbliche. Vengono inoltre erogati ogni anno alle
    strutture cattoliche 700 milioni di euro per convenzioni tra Stato ed Enti
    Locali su sanità e scuola. A questo proposito si comprende meglio perché, come
    da anni cercano di affermare anche i Cobas della scuola, gli asili e le scuole
    materne non siano appannaggio diretto di Stato e Comuni, in quanto la fetta da
    distribuire alle curie è ben ricca e consistente. Questi ultimi dati sono
    certamente per difetto anche perché sappiamo che l’unica voce della scuola che
    da anni continua ad aumentare, sia durante i governi di centrodestra che in
    quelli di centrosinistra, è il finanziamento delle scuole private, alla faccia
    dell’articolo 33 della Costituzione che afferma che esse devono essere “senza
    oneri per lo stato”. Per esempio il decreto interministeriale 28/05/09 fissa la
    quota dei contributi statali a 120.000.000 di euro per tutte le scuole
    “paritarie” cioè le private -confessionali, confindustriali o semplici
    esamifici – nonostante i pesanti tagli alla scuola pubblica. Nel 2004 lo stato
    aveva elargito 258 milioni di finanziamento alle scuole cattoliche, 44 milioni
    alle 5 università cattoliche, più 20 milioni per il campus biomedico dell’Opus
    Dei (diventati 30 nel 2005). Nel 2005 l’ammontare dei contributi è stato di 527
    milioni. Nel 2006 – anno di ulteriori pesanti tagli alla scuola pubblica –
    532,3 milioni di Euro.
    Perchè in un ottica di risparmio non accollare al Clero lo stipendio di questi
    insegnanti, vede che bel risparmio per lo Stato e di conseguenza per la
    Regione. Ma avete mai analizzato seriamente cosa fanno gli studenti durante
    l'ora di religione ?


    Cordiali saluti
    Francesca Grimaldi

    RispondiElimina
  2. Finalmente ho capito. Formigoni si è spiegato bene fino dalle prime righe. Per "scuola pubblica" non deve intendersi scuola statale. Qualsiasi scuola dunque può fregiarsi di questa qualifica purché aperta al pubblico. La scuola come il bar sotto casa: ci fa i soldi il proprietario, ma è un esercizio pubblico. La differenza è che il bar non prende lauti finanziamenti dallo Stato.
    Da Wikipedia:
    Gli esercizi pubblici sono locali in cui l'accesso è libero a chiunque ed in cui si svolge un'attività imprenditoriale.

    Dopo avere trasformato in aziende tutti i servizi strategici per una nazione come la sanità, l'energia ed i trasporti...
    Se non si salva nemmeno l'acqua, chi salverà la scuola?

    Domenica e lunedì si vota.
    ==========================

    RispondiElimina
  3. come hai ragione, educatore, speriamo che il voto castighi tanta sicumera!

    RispondiElimina
  4. Voglio valorizzare questo vostro post aiutando ad indicizzare quest'argomento molto attuale e veramente d'importanza strategica in un'ottica di risparmio senza appello. Ma un sano ragionamento, volto al risparmio, a mio avviso, partirebbe proprio nel chiudere i rubinetti verso gli sprechi, invece li alimentano, pensando di fare bene. Dare scelte a chi se i lavoratori da 15.000 euro ISEE rientrano nei 2.000.000 di disoccupati attuali a chi va la dote scuola? Agli evasori che sanno benissimo come dimostrare di avere un reddito da morto di fame. Ma mi scuso veramente con rispettosa genuflessione davanti ai veri poveri d'Italia, inteso come lavoratori con famiglia e anche senza ma con la velleità di almeno sapere di poterci provare un giorno. Persone, cittadini che hanno perso il lavoro e si devono arrangiare ed reinventare nuovi redditi, a tutte le età, con quale faccia gli si può dire, hai una scelta diversa puoi mandare tuo figlio ad una scuola privata... Lo sanno anche le pietre che in Italia le scuole private sono sinonimo di accondiscendenza, clientelismo, schiavismo e sfruttamento dov'è il valore aggiunto? Posso mandare mio figlio e farlo stare a fianco di quello di briatore, o del dentista vip del senatore o parlamentare, un giorno per avere una chance o meglio calcio nel sedere, o raccomandatina da spendere come una laurea triennale? La leggenda del ranking tanto decantato dalla gelmini che le nostre scuole non valgono rispetto al resto del mondo... ma se il resto del mondo sforna menti geniali come i finanzieri di Harvard, Oxford, Cambridge e Yale che hanno gettato le fondamenta del preludio di questa crisi micidiale, bè la risposta viene da sè che essere i primi non è un vanto in questo contesto.

    RispondiElimina
  5. Forse il mio commento passerà inosservato ma come fa il presidente della Regione Lombardia a dire che un alunno che frequenta la scuola statale costa allo Stato 7.300 euro e un alunno della scuola paritaria "appena" 511 euro e che quindi è un bel guadagno! Allora lo stesso ragionamento si potrebbe fare per la sanità, le forze dell'ordine, ecc. Perchè caro presidente Formigoni non dice quanto costa la politica agli italiani, di quali incredibili privilegi vivete, di quale incredibile potere siete beneficiari? E' inutile che fa riferimento ai paesi europei in Italia questi paragoni non si possono fare qui si vive di assistenzialismo e clientelismo altrimenti non si spiegherebbe il perchè di questa classe dirigente che anche rimanendo a casa nessuno non se ne accorgerebbe e allora si che per l'Italia ci sarebbe finalmente la fine di miliardi di euro sprecati con la politica che così è assolutamente inutile, ribadisco inutile,serve solo per le poltrone e i giochi di potere compresi i posti di sottogoverno per gli "amici". Ad esempio chi l'ha deciso che un politico debba guadagnare così tanto ed avere talmente tanti privilegi? Chi ha deciso per questi compensi così elevati per manager e dirigenti pubblici? Sicuramente non i cittadini... E parlo di qualsiasi colore politico da destra a sinistra...Lei sa meglio di me che negli ultimi 50 anni fare il politico è stato il lavoro più redditizio in assoluto che apre la strada a qualsiasi attività e sa benissimo che le cose non cambieranno mai! Lo sanno anche i bambini che in Italia che scuole paritarie non pagano i docenti in nome di un punteggio che li sfrutta e li umilia, lo sa benissimo che sono costretti a firmare buste paga sulla carta...Presidente siamo in Italia! Cosa succederebbe con le chiamate dirette dei presidi che Lei tanto auspica, altro che meriti si creerebbe un sistema clientelare senza precedenti e tutto in favore della politica che avrebbe un controllo ancora più capillare su chi ancora ha una testa per ragionare...Presidente siamo in Italia altrimenti tanti politici non siederebbero dove sono! Forse se i politici guadagnassero 1300 euro al mese, come gli insegnanti, capirebbero realmente cosa significa crisi e allora si che potrebbero impegnare per i veri problemi del paese come tante volte si riempiono la bocca in interviste dove anche un bambino capirebbe che sono lontani anni luce dalle vere esigenze del paese! Ci pensi Presidente e si impegni affinchè le bellissime parole che pronunciate non restino fine a se stessi! Distinti saluti

    RispondiElimina